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Maggio 2021

Fondo Centrale: un’analisi dei profili di rischio delle imprese garantite dal Fondo

Nel 2020 le imprese sostenute dal Fondo di Garanzia sono state più di un milione, per un importo di 115 miliardi. Tra queste, 250 mila, che occupano più di 1 milioni di lavoratori, hanno un elevato rischio di default a 12 mesi

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Con la fine della fase più acuta della pandemia, risulta evidente che i provvedimenti emergenziali dovranno venir meno e che serviranno quindi meccanismi di “soft landing” per il ritorno al pieno funzionamento dell’economia di mercato.

L’Associazione M&M – Idee per un Paese migliore, ha individuato meccanismi di soft landing, per facilitare il ritorno alla normalità post-Covid, con una serie di proposte che comprendono misure per il rafforzamento delle imprese e delle filiere e misure legate alle garanzie statali sui crediti e all’accesso alla liquidità nella fase di fuoriuscita dalla pandemia. Cerved ha collaborato all’iniziativa, realizzando una fotografia dei profili di rischio delle imprese italiane beneficiarie del Fondo di Garanzia per valutare i potenziali impatti delle misure proposte, che riportiamo qui sotto e in allegato.

La base dati

Gli open data del Fondo di Garanzia per le Piccole e Medie Imprese [1] (FdG) sono stati integrati alle informazioni proprietarie di Cerved relative ai dati anagrafici, di bilancio e agli score creditizi delle imprese italiane.

Su un totale di 1.571.983 finanziamenti richiesti dalle imprese al FdG alla fine di gennaio 2021, ne sono stati incrociati 1.464.950 (pari al 93% dell’universo), concessi a 1.078.622 imprese, che occupano poco meno di 6 milioni di lavoratori. L’importo garantito incrociato ammonta a 98,3 miliardi di euro e l’importo finanziato a 115 miliardi.

Il profilo delle imprese beneficiarie del Fondo di Garanzia per le PMI

I dati degli archivi di Cerved indicano che le imprese beneficiarie del Fondo di Garanzia sono prevalentemente piccole e microimprese: 866 mila (oltre l’80%) hanno meno di 10 addetti, con una presenza rilevante di imprese individuali e società di persone (681 mila, pari al 63%). Le oltre 100 mila società con più di 10 addetti assorbono comunque, in termini quantitativi, la maggior parte dei prestiti garantiti e delle garanzie (circa il 60% del totale), e occupano 3,4 milioni di addetti (il 57% del totale).

Dal punto di vista settoriale, il settore dei servizi (al netto di hotel, bar e ristoranti) è quello che conta il maggior numero di imprese (340 mila) e di addetti (1,8 milioni), mentre l’industria è quello con il maggior volume di finanziamenti e di garanzie (rispettivamente 33,6 miliardi e 28 miliardi). Rilevante anche la presenza del settore della distribuzione, con 295 mila imprese, più di 1 milione di addetti, 30 miliardi di prestiti e 26 miliardi di garanzie.

Una clusterizzazione delle imprese beneficiarie del Fondo di Garanzia per le PMI

Tutte le imprese beneficiarie con i relativi addetti, il valore dei prestiti e quello delle garanzie sono state classificate in una matrice in base al Cerved Group Score (CGS) pre- Covid e al CGS Impact Base, che incorpora l’effetto Covid.

Sulla base di questa matrice sono stati individuati sei cluster di imprese distinte in funzione dei profili di solvibilità finanziaria:

  • Imprese sane: 308 mila imprese con 2,2 milioni di lavoratori che dopo il Covid rientrano in un’area di sicurezza o solvibilità.
  • Vulnerabili non impattate: 284 mila imprese con 1,4 milioni di lavoratori che si collocavano in un’area di vulnerabilità già da prima della pandemia, e tali sono rimaste.
  • Imprese rese vulnerabili dal Covid: 182 mila imprese con 864 mila addetti che prima dello scoppio della pandemia erano in un’area di sicurezza o di solvibilità e che sono state rese vulnerabili dal Covid.
  • Imprese rese rischiose dal Covid: 9.347 imprese con 55 mila lavoratori che erano in un’area di sicurezza o solvibilità e che sono scivolate in un’area di rischio. Sono le imprese più impattate dal Covid.
  • Zombie light: 166 mila imprese con 789 mila addetti che erano vulnerabili già prima e che il Covid ha reso rischiose.
  • Zombie: 80.909 imprese con 477 mila lavoratori che erano già rischiose prima del Covid.

I dati contenuti nella Tabella di seguito illustrano invece una stima degli effetti, in termini di Non Performing Loans e di posti di lavoro a rischio, dei possibili default [2] delle imprese nel campione di riferimento.

Impatto della pandemia e distribuzione dei prestiti per produttività

Le imprese che subiscono maggiormente la crisi, secondo le stime di rischio di credito calcolate sui bilanci stimati al 2020, sono quelle caratterizzate ex-ante da minori livelli di produttività (misurata come fatturato per addetto o valore aggiunto per addetto).

L’effetto della pandemia non sembra essere stato distorsivo rispetto agli impatti sul mondo delle imprese: le aziende che ex-ante erano strutturalmente più deboli sono quelle che risultano maggiormente colpite dalla crisi e quindi a rischio, anche tenendo conto degli effetti di composizione indotti dallo specifico settore di attività.

Altro dato interessante è la distribuzione dei prestiti in % del fatturato, rispetto alla produttività. Le imprese meno produttive (1° e 2° quintile di produttività) hanno tendenzialmente ricevuto un volume di prestiti inferiore (sotto il 10% del fatturato) rispetto alle altre, un dato che si mantiene costante anche considerando diverse classi dimensionali di impresa, in termini di fatturato.

Unica eccezione sono le imprese più piccole (fatturato < 1M): in questo segmento quelle che si concentrano nel primo (e in parte nel secondo) quintile di produttività hanno ricevuto un’intensità di prestito relativamente elevata (con punte medie di oltre il 15%). Questo è dovuto al fatto che in questa categoria si concentrano verosimilmente microimprese che hanno ottenuto i prestiti da 25.000 euro erogati senza istruttoria da parte delle banche.

Note

[2] I Non Performing Loans e il valore atteso dei lavoratori in imprese in default sono calcolati applicando le probabilità di default a 12 mesi del sistema del Cerved Group Score all’ammontare dei prestiti garantiti e al numero di addetti delle singole società beneficiarie del FdG.

[3] In assenza di prospettive di ripresa, al termine degli interventi straordinari di supporto alle imprese, l’impatto in termini di licenziamenti potrebbe essere molto significativo: molte imprese dovrebbero adeguare la propria scala, riducendo i propri organici e adattandoli al più ridotto giro d’affari. Viceversa, nel caso in cui le aspettative siano di un recupero dei fatturati verso i livelli pre- Covid, l’impatto potrebbe essere nullo o molto più ridotto.

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