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Settembre 2019

La bassa crescita si riflette sui settori dell’economia italiana

In ribasso le stime di crescita: nel 2019 e nel 2020 il fatturato delle imprese crescerà solo dell’1,2%. Performance superiori alla media per hi-tech e comparto immobiliare, male l'automotive

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La fase di stagnazione dell’economia italiana sta mostrando i suoi effetti anche sul fatturato e sui margini delle imprese italiane in tutti i settori della nostra economia.

In base ai modelli utilizzati nell’aggiornamento del Cerved Industry Forecast, che comprende previsioni economico finanziarie su oltre 200 settori dell’economia italiana, nel 2019 e nel 2020 i ricavi cresceranno in termini nominali dell’1,2% e i margini lordi dell’1,1%. E’ un dato al ribasso rispetto alle nostre stime di febbraio dovuto al peggioramento del quadro macroeconomico. Le previsioni sul Pil al 2019 sono, infatti, molto modeste (+0,1%), con gli investimenti attesi in rallentamento, una domanda interna molto debole e l’export che, nonostante un certo dinamismo, risulta condizionato dallo scenario incerto del commercio internazionale.

Previsioni economico finanziarie

Il trend dei diversi settori dell’economia italiana conferma un rallentamento generalizzato, anche se con andamenti e intensità differenti. In termini di crescita dei ricavi manterranno un andamento più vivace, con tassi superiori al 2%, il settore immobiliare (+2,6%), i servizi non finanziari (+2,4%) e la logistica e trasporti (+2,1%), mentre nel manifatturiero il comparto che fa registrare i risultati migliori è quello dell’elettrotecnica e informatica (+2,4%). Le previsioni sono invece negative per le imprese operanti nelle filiera dell’informazione e della comunicazione (-0,8%) e dei mezzi di trasporto (-0,2%), con sistema moda e distribuzione che evidenziano performance non troppo lusinghiere (rispettivamente +0,7% e +0,8%).

Focalizzandosi a un livello di dettaglio maggiore, considerando gli oltre 200 mercati in cui Cerved ha segmentato l’economia italiana, il settore caratterizzato da previsioni di crescita più alte risulta essere l’e-commerce (+8%), spinto da una fase espansiva che riguarda soprattutto i segmenti moda e food, seguito da quello delle materie prime farmaceutiche (+7%), trainato dall’export e dal contract manufacturing delle aziende estere, e dalla microelettronica (+5,3%) che risente positivamente della crescente pervasività dell’utilizzo di dispositivi elettronici nel sistema produttivo (Industria 4.0). Viceversa, la classifica dei settori che performano peggio vede al primo posto l’editoria di quotidiani e periodici (-4%), e di libri (-3,5%), fortemente penalizzati dal calo della domanda, seguiti dagli operatori multimodali (-2,9%) che subiscono gli effetti derivanti dagli andamenti delle tariffe medie.

La lieve crescita dei margini lordi (+1,1%) sarà accompagnata da una crescita abbastanza modesta dei debiti finanziari delle imprese nel biennio 2019-20 (+1,0%). Questo fa sì che gli indici di sostenibilità dei debiti si mantengano stabili: nel 2020 i debiti netti si attesteranno a un multiplo pari 2,6 il valore dell’EBITDA). Le differenze settoriali continueranno, tuttavia, a persistere, con indici ancora critici nell’agricoltura (4,95 volte il valore dell’EBITDA) e nelle costruzioni (3,8 volte) e risultati molto positivi per l’elettrotecnica e informatica (0,85 volte) e l’elettromeccanica (1,1 volte).

Negli ultimi anni, in presenza di una domanda interna molto debole, l’export si è configurato come un canale molto importante per sostenere la crescita dei ricavi, specialmente in alcuni comparti (meccanica, sistema moda) e segmenti di mercato (abbigliamento, pelletteria e valigeria, specialità farmaceutiche). Nello stesso tempo, è lecito aspettarsi che buone performance in termini di export siano associate anche a migliori indici di sostenibilità dell’indebitamento a livello di settore. Sulla base di un’analisi combinata dell’andamento dell’export nel biennio 2019-20 e della sostenibilità dell’indebitamento, misurata come incidenza degli oneri finanziari sul Mol nel 2020, abbiamo individuato tra i settori che esportano quelli meglio posizionati e quelli più a rischio.

Nel complesso, è possibile osservare una relazione inversa tra le due variabili, con i settori più performanti in termini di export che generalmente sono caratterizzati da una minore incidenza degli oneri finanziari sul Mol. In particolare, i comparti del sistema moda, del largo consumo, della chimica e del farmaceutico, della metallurgia e dell’energia e utility affiancano a tassi di crescita dell’export superiori alla media nazionale anche i migliori indici di sostenibilità dell’indebitamento, mentre i settori dell’informazione e comunicazione, dell’agricoltura e delle costruzioni si collocano in campo negativo sia per la crescita dell’export che per il peso degli oneri finanziari sul Mol. Considerando una segmentazione più granulare dell’economia italiana, i segmenti della pelletteria e valigeria, delle specialità farmaceutiche e del caffè fanno registrare le performance più brillanti, mentre automotive, tessile e cotoniero si configurano come i settori meno performanti e più a rischio in base alle previsioni del prossimo biennio.

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