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Marzo 2022

Chiusure d’impresa: in crescita nel 2021 ma su livelli ancora inferiori al 2019

Rispetto al pre-Covid gli aumenti più significativi dei fallimenti si registrano nella cantieristica, nella consulenza societaria e tra gli operatori logistici.

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L’ultimo Osservatorio Cerved ha analizzato i dati sulle chiusure di impresa nel corso di tutto il 2021 relativi a fallimenti, procedure e liquidazioni volontarie. Lo studio evidenzia che nel 2021 ci sono stati rialzi su base annua per tutte le tipologie di chiusure d’impresa. Le uscite dal mercato restano però ancora distanti dal 2019.

Nel dettaglio, nel 2021, i fallimenti, con 9.017 procedure, crescono su base annua del 17,9% (-19,2% vs 2019), le procedure non fallimentari (1.209 procedure) del 12,8% (-19,9% vs 2019), mentre per le liquidazioni (64.866) si osserva un rialzo più contenuto del 3,4% (-19,9% vs 2019). Il contenimento delle chiusure è riconducibile alla proroga delle misure pubbliche di sostegno al credito introdotte per salvaguardare le imprese in difficoltà e garantire la tenuta del sistema.

L’ultimo Osservatorio Cerved  evidenzia che nel 2021 ci sono stati rialzi su base annua per tutte le tipologie di chiusure d’impresa. Le uscite dal mercato restano però ancora distanti dal 2019.

I fallimenti

Il totale delle procedure di fallimento registrate nel 2021 è pari a 9.017, un dato che risulta in forte calo rispetto al 2019 (-19,2%), e che rappresenta, dopo il dato del 2020, il livello più basso dal 2008 (7.511). Il basso numero di default è dovuto al persistere delle misure di emergenza introdotte nel corso della pandemia, in particolare la moratoria sui prestiti, l’estensione delle garanzie pubbliche e le agevolazioni a sostegno della liquidità delle imprese. Queste misure hanno contribuito a mitigare gli effetti dello shock produttivo indotto dal Covid, evitando che questo si traducesse in un aumento delle crisi di impresa e delle uscite dal mercato.

A livello territoriale, nel 2021 si registra un aumento dei fallimenti su base annua in tutte le regioni italiane, ad eccezione del Friuli Venezia Giulia (-30,6% vs 2020) e del Trentino Alto Adige (-13,0% vs 2020). Solo in Basilicata il numero di fallimenti del 2021 risulta superiore al 2019 (+40,4% vs 2019).

Le procedure non fallimentari

Nel 2021 risultano in aumento anche le procedure non fallimentari con 1.209 procedure aperte: un dato che supera del 12,8% i livelli registrati nel 2020, ma risulta ancora inferiore ai livelli del 2019 (-19,9%).

A livello settoriale, nel 2021 risultano in aumento le procedure non fallimentari nei servizi (17,5%; 804 procedure) e nelle costruzioni (7,2%; 164), mentre l’industria fa registrare una riduzione dell’11,3% rispetto al 2020, con 157 procedure aperte. Tutti i macrocomparti evidenziano livelli di procedure inferiori ai valori pre-Covid, con una distanza più ampia nelle costruzioni (-33,6% % vs 2019) e più contenuta nell’industria (-19,5% % vs 2019) e nei servizi (-16,9% vs 2019).

A livello territoriale, nel 2021 si osserva un aumento delle procedure non fallimentari su base annua in tutte le aree geografiche. La crescita si concentra nel Nord-Ovest dove si registra, con 269 procedure, un incremento del 44,6% rispetto al 2020 e nel Centro con un aumento del 30,8% (238 procedure). Più contenuti gli aumenti nel Mezzogiorno (8,7% vs 2020; 188 procedure) e nel Nord-Est (7,8% vs 2020; 236 procedure). Nessuna area geografica supera i livelli pre-Covid con una distanza più marcata per il Mezzogiorno (-31,1%) e più contenuta nelle altre aree: Nord-Est -12,6%, Centro -9,5% e Nord-Ovest -6,9%.

Nel 2021 tutte le tipologie di procedure non fallimentari fanno registrare incrementi su base annua. Tra le procedure non fallimentari aperte nel corso del 2021, si registra un forte incremento delle liquidazioni coatte amministrative (+35,7%; 389 procedure), mentre i concordati preventivi si attestano su una crescita annua del 7,7% (463 procedure). Sia le liquidazioni coatte amministrative che i concordati preventivi restano su livelli inferiori al pre-Covid, rispettivamente a -32,3% e -12,6%.

L’aumento dei concordati preventivi nel 2021 è trainato dai servizi (249 procedure; 26,4%), unico macrocomparto a far registrare un incremento su base annua. Nei servizi il numero di concordati preventivi aperti nel 2021 supera i livelli pre-Covid (2,5% 2019), mentre sono ancora inferiori i livelli di industria (-6,1%) e soprattutto costruzioni (-36,1%).

Le liquidazioni volontarie

Nel corso del 2021 le procedure di liquidazione volontaria sono state pari a 98.700 (+57,3%). Di queste 29.370 sono state aperte nel corso del 4q 2021, un dato in aumento dello 0,2% rispetto al 4q 2020.

Il 41,7% delle procedure aperte nel corso del 2021 e il 17,9% di quelle aperte nel quarto trimestre, è tuttavia legato agli effetti dell’art. 40 del D.L. 16/7/2020 n.76 del cd. «Decreto Semplificazioni» (la norma prevede lo scioglimento senza liquidazione finalizzato alla cancellazione in seguito all’omesso deposito dei bilanci di esercizio per cinque anni consecutivi o al mancato compimento di atti di gestione).

Al netto di questa tipologia di procedura, nel 2021 le liquidazioni risultano in aumento del 3,4% su base annua (64.866), ma su livelli ancora inferiori rispetto al periodo pre-Covid (-19,9% vs 2019).

L’aumento complessivo del 3,4% nel 2021 delle liquidazioni volontarie è trainato dall’andamento delle società senza bilancio (9,6%; 35.122 procedure). Le società di persone fanno registrare aumenti molto più contenuti (0,3%; 24.858 procedure). Le società di capitali (29.666 procedure) risultano invece ancora in flessione (-3,0%). Le liquidazioni di tutte le forme giuridiche d’impresa restano sotto i livelli pre-pandemia: -24,8% (società di persone), -24,5% (società senza bilancio), -20,3% (società di capitali).

A livello settoriale, considerando le società di capitale, nel 2021 si osserva una riduzione su base annua delle liquidazioni volontarie in tutti i macrosettori: il calo è pari al -7,8% nell’industria (2.320), al -3,3% nei servizi (22.533) e allo -0.8% nelle costruzioni (3.877). In tutti i macrocomparti i dati registrati nel 2021 risultano inferiori a quelli pre-Covid, con una distanza del -25,6% nell’industria, del -22,6% nei servizi e del -23,0% nelle costruzioni. Tra i settori che fanno osservare una crescita delle procedure rispetto al 2019, gli incrementi più marcati sono fatti registrare dalle lavanderie industriali (+34,0%), dalle macchine utensili (+26,6%) e dalla produzione dei cereali (+24,1%).

Tra i settori che registrano aumenti delle liquidazioni rispetto al 2019, o cali inferiori alla media (-22,9%) rientrano alcune delle attività maggiormente colpite dal Covid.

Tra i settori maggiormente impattati in termini di calo del fatturato (<-8,9%) e con un andamento delle liquidazioni superiore alla media (>-22,9%) figurano le lavanderie industriali, le macchine utensili, l’industria laniera, l’ingrosso carburanti, ma anche la ristorazione e l’alberghiero.

A livello territoriale, le regioni che nel 2021 registrano un aumento delle liquidazioni su base annua sono: Molise (31,4%), Valle d’Aosta (11,7%), Liguria (7,1%), Calabria (5,3%), Sardegna (4,0%), Friuli (3,2%), Umbria (2,1%), Lombardia (1,6%) e Veneto (1,0%). Nessuna regione fa osservare liquidazioni in aumento rispetto ai livelli pre-Covid, mentre, a livello provinciale, si registrano aumenti rispetto al pre-Covid a Belluno (10,6%) e Piacenza (1,6%).

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