I dati territoriali evidenziano una crescita della quota di imprese ritardatarie che si estende a tutte le aree della Penisola, eccetto il Nord-Ovest. Nel Nord-Est sono in leggero aumento il numero di aziende in grave ritardo (dal 3,6% al 3,7%), che si mantengono comunque su livelli molto bassi. La regione dell’area con un’incidenza dei gravi ritardi più alta è il Friuli Venezia Giulia (4,3% delle imprese totali accumula ritardi superiori a due mesi). Nel Nord-Ovest la quota di imprese in grave ritardo rimane stabile al 4,2%. La Lombardia si conferma la regione più virtuosa, con solo il 3,6% delle imprese della regione che accumulano ritardi gravi, mentre nel secondo trimestre 2019 i peggiori risultati dell’area sono fatti registrare da Liguria (5,7%) e Valle d’Aosta al (6,3%). Nel Centro Italia crescono le società che saldano i fornitori con ritardi medi superiori a due mesi (dal 5,6% al 5,7%). Le regioni in cui si registra una maggiore quota di imprese ritardatarie sono Umbria e Lazio (rispettivamente 6,2% e 6,3%), con quest’ultima in ulteriore peggioramento su base annua (+0,2%). Risulta in aumento anche la quota di imprese ritardatarie nel Mezzogiorno, l’area in cui le attese per i fornitori sono tradizionalmente più lunghe (dall’8,9% al 9,5%). Le regioni in cui si evidenziano situazioni di maggiore criticità sono Sicilia e Calabria (rispettivamente con l’11,9% e l’11,6% di imprese in grave ritardo).