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Settembre 2022

Rapporto Italia Sostenibile 2022: un Paese a più velocità

In un contesto congiunturale avverso, sostenibilità e crescita sono le due sfide che attendono il nostro Paese nel post-pandemia. Per raggiungere gli obiettivi prefissati sarà essenziale un efficace utilizzo dei fondi del PNRR

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Copertina di 'Rapporto Italia Sostenibile 2022: un Paese a più velocità'

L’Europa sta attraversando un momento complesso a livello macro-economico.  La pandemia ha lasciato degli strascichi e il grande piano di risposta alla crisi è il PNRR, entrato nella sua fase realizzativa in un contesto aggravato da nuove sfide: la guerra in Europa, la crisi energetica, l’inflazione e l’aumento dei tassi di interesse da parte della BCE.  

Il nostro Paese è chiamato ad attuare riforme e investimenti non solo per accelerare la ripresa ma anche per affrontare i nodi strutturali, gli squilibri sociali e le criticità ambientali che bloccano la crescita e ne minacciano il futuro. Dalle scelte che farà l’Italia dipenderà il nostro futuro nel lungo periodo. La sostenibilità è un obiettivo centrale di questo sforzo: in quest’ottica anche le istituzioni finanziarie cominciano a considerare nelle valutazioni di credito, il rispetto delle tematiche ESG.

Purtroppo, l’Italia non brilla per sostenibilità: su 29 nazioni europee analizzate da Cerved nella seconda edizione del Rapporto Italia Sostenibile, occupa la quindicesima posizione, ed è al di sotto della media soprattutto a causa delle cattive performance economiche e sociali, mentre vanta un buon livello di sostenibilità ambientale. Tuttavia, se scorporate, le regioni di Nord Ovest e Nord Est si piazzano addirittura al sesto e settimo posto, immediatamente a ridosso dei migliori cinque Paesi monitorati (Svezia, Danimarca, Paesi Bassi, Germania, Finlandia). La debolezza italiana è soprattutto economica: hanno risultati peggiori solo Romania, Cipro e Grecia, anche a causa di una produttività che da più di vent’anni non registra alcun miglioramento.

Da queste considerazioni nasce l’esigenza di creare strumenti che possano intercettare il più precisamente possibile i livelli di sostenibilità dei nostri territori, attraverso costanti analisi per monitorare gli andamenti futuri legati all’attuazione del PNRR.

Prendendo in esame centinaia di variabili, tratte dall’ampio database di informazioni proprietarie del Gruppo Cerved e da fonti pubbliche, è stato definito un indice generale di sostenibilità – riferito a stati, macroregioni, regioni e province – che integra misure relative alla solidità economica, sociale e ambientale dei singoli territori. Tale indice permette quindi di classificare i territori secondo le performance di sostenibilità raggiunte, confrontarne i livelli e analizzare i potenziali gap di sviluppo.

Di seguito alcuni highlights dello studio:

La mappa italiana della sostenibilità e le sette Italie della sostenibilità

Focalizzandoci solo sul nostro Paese, la mappa della sostenibilità delle province italiane – definita in base all’indice che sintetizza la componente economica, sociale e ambientale – conferma l’ampio divario che esiste tra il Nord e il Sud della Penisola. Oltre alla classifica generale, sono poi state individuate 17 variabili che hanno permesso di dividere l’Italia in cluster omogenei.

Dall’elaborazione di questi dati è nata una nuova mappa del nostro Paese, “Le sette Italie: una nuova geografia della sostenibilità”, che raggruppa le province con profili e caratteristiche omogenee e ha dato vita a sette cluster di riferimento per una lettura semplificata di criticità e potenzialità della nostra Penisola.

La transizione e i rischi per il sistema produttivo italiano
In un contesto di forte aumento del prezzo delle materie prime, il rischio che perda slancio il processo verso una riconversione ambientale e produttiva è molto concreto. Il percorso tracciato dall’UE verso un’economia e una società low carbon potrebbe subire un forte rallentamento a causa dell’innalzamento dei prezzi dell’energia (gas, petrolio, elettricità etc.), dovuti al contesto geo-politico e agli effetti pandemici. Ad oggi i territori italiani più esposti al rischio di transizione sono le aree meridionali e alcune province del centro del nostro Paese.

Emerge quindi una maggiore esposizione di alcune province del Centro-Sud (Taranto, Potenza) caratterizzate da una bassa diversificazione produttiva e una forte specializzazione in attività ad alto rischio, come l’automotive, il siderurgico e il petrolchimico.

L’evoluzione della finanza sostenibile

Il 2021 è stato l’anno delle emissioni di debito sostenibile, un mercato che ha superato i 1.500 miliardi di dollari, registrando un aumento del 90% rispetto al 2020.

Analizzando il mercato italiano, l’emissione delle obbligazioni green, sociali e sostenibili da parte di entità italiane ha raggiunto un valore cumulato pari a circa 70 miliardi di euro.

L’Italia a fine 2021 è stata il quarto Paese europeo per prestiti e obbligazioni green, dopo Francia, Germania e Gran Bretagna.

In questo contesto però, il ruolo delle PMI è ancora marginale, ma il potenziale è ampio.

Per consentire una più agevole implementazione di tale approccio sarà necessario valutare le barriere di accesso che potrebbero ostacolare le aziende minori, quali ad esempio i costi elevati e la mancanza di expertise su tematiche di reporting ESG. In questo senso fa ben sperare la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) con la quale si prevede una ulteriore estensione della disclosure sulla sostenibilità che possa essere adattata con criterio di proporzionalità alle dimensioni delle PMI.

Se vuoi conoscere l’intero studio scarica la ricerca.

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