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Settembre 2021

Osservatorio sui Bilanci 2020, le imprese reggono al Covid. Ripresa (parziale) nel 2022

Consuntivati per la prima volta gli impatti della pandemia. Analizzati oltre 200 mila Bilanci del 2020

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Ricavi e margini in netto calo. Tengono gli indici di solidità patrimoniale e finanziaria grazie alle politiche emergenziali e agli apporti di capitale

Calano fatturato e redditività delle aziende italiane. Il Covid si è abbattuto sul sistema economico e i primi dati dei bilanci depositati 2020, lo dimostrano. Giù i margini lordi e dopo sette anni consecutivi di crescita, la pandemia ha determinato uno stop. Ma è previsto un rimbalzo: nel 2022 ci sarà una ripresa, seppur parziale, con redditività e fatturati in aumento anche se a livelli inferiori rispetto al periodo pre-Covid.

Questa è la fotografia che emerge dall’analisi dei primi 227 mila bilanci delle società italiane che quantifica e consuntiva per la prima volta gli impatti reali del Covid-19. La ricerca è stata effettuata sui bilanci depositati in Camera di Commercio (campione delle imprese così suddiviso: micro 65,9%, piccole 26,7%, medie 5,9% e grandi 1,8%) e presenti nei nostri archivi al 13 luglio 2021 i quali sono riclassificati, analizzati e integrati con le previsioni che Cerved mette a disposizione ai propri clienti nella sezione Forward Looking dei propri rapporti.

Il 2020, ovviamente, è stato un anno molto particolare per le aziende. Se da un lato sono state impattate nella loro attività da chiusure forzate, restrizioni e rallentamenti dell’attività economica, dall’altro, la liquidità immessa tramite i provvedimenti governativi ha consentito di far fronte agli impegni finanziari, mitigando così gli effetti della pandemia. Allo stesso tempo, il maggiore indebitamento è stato in larga parte compensato da un aumento del ricorso ai mezzi propri degli imprenditori.

Le imprese resistono all’urto della pandemia

I dati dei 227 mila bilanci 2020 analizzati, indicano che i ricavi delle imprese si sono contratti mediamente del 10,7%. Gli effetti negativi più consistenti ci sono stati per le grandi aziende (-13,4%) e flessioni di minore entità per le piccole (-6,0%) e le medie imprese (-7,1%). Risulta in netta flessione anche la redditività lorda (-20,3%), con la quota di imprese con margini lordi negativi che cresce dal 13,7% del 2019 al 21,4% del 2020. Il rallentamento dell’attività economica ha causato un aumento delle imprese che hanno chiuso il bilancio in perdita (dal 17,4% al 22,7%). La contrazione degli utili ha generato effetti negativi anche sulla redditività netta, con il ROE in calo dall’8,3% al 6,6%.

Nel 2020 si interrompe anche il miglioramento degli indici di solidità finanziaria intrapreso negli ultimi anni dalle imprese italiane. Tra 2019 e 2020 i debiti finanziari delle società analizzate sono cresciuti del 10,8% a causa dell’ampia disponibilità di prestiti garantiti con un netto aumento del rapporto tra debiti finanziari e Mol, che è passato da un multiplo pari a 5,7 a uno pari a 8. L’aumento dei debiti è però coinciso con una forte crescita del capitale netto, che è aumentato (al netto di effetti contabili di rivalutazione previsti dal DL 104/2020) del 6,7% (ovvero 37,5 miliardi). Questa tendenza è stata trainata da apporti di capitale fresco degli imprenditori, favoriti da incentivi fiscali e dal forte incremento della parte di utili portati a nuovo. Con la ripresa dei margini prevista per il 2021 e il 2022, il rapporto tra debiti finanziari e Mol risulterà in netto calo, su livelli più vicini a quelli pre-Covid (un multiplo pari a 6,8). Il leverage è atteso alla fine del periodo di previsione intorno al 100%, un valore solo leggermente più alto di quello pre- Covid.

Fatturato e redditività: l’andamento per settori

Il segno negativo dei fatturati 2020 è diffuso a tutti i settori. L’industria evidenzia la riduzione dei ricavi più consistente (-8,7%), seguita dai servizi (-7,8%). Tiene il comparto edilizio, caratterizzato da migliori performance nel 2019, con cali che assumono valori più contenuti (-4,4%).

Seguendo la tendenza del fatturato si contrae anche il valore aggiunto, con un calo nel 2020 lievemente più ridotto (dato medio: -10,1%). Le più colpite sono le grandi imprese (-10,9%), mentre si registrano flessioni meno forti per le piccole imprese (-3,8%) e per le medie (-3,0%).

A livello settoriale, dopo la crescita record del 2019, il comparto costruzioni si conferma il più in salute con una riduzione del valore aggiunto inferiore al 3%. Dall’altro lato, i servizi (-8,1%) e l’in- dustria (-8,0%) fanno osservare tassi significativi. In forte calo il settore energia e utility (-23,2%).

Anche la redditività lorda delle imprese italiane è in netta flessione. Con il rallentamento dell’attività economica associato al calo relativamente più contenuto del costo del lavoro (-5,1%), il margine operativo lordo (Mol) fa registrare una perdita di oltre 18 miliardi rispetto all’anno precedente (- 20,3%).

La battuta di arresto è risultata particolarmente significativa per le grandi aziende (-25,5%), mentre le piccole (-8,2%) e soprattutto le medie imprese (-3,3%), la contrazione dei margini è stata più contenuta. A livello settoriale, il comparto più colpito dalla pandemia è quello dell’energia e utility che in termini assoluti registra perdite di quasi 9 miliardi rispetto al 2019 (-35,1%). A seguire figurano i servizi, con una perdita di redditività lorda pari a 6 miliardi (-15,3%), l’industria (2,5 miliardi; -12,3%) e le costruzioni (0,5 miliardi; -17,5%).

Aumentano anche le imprese con margini lordi negativi, che passano dal 13,7% del 2019 al 21,4% del 2020, con effetti particolarmente significativi tra le piccole, passate dal 14,5% al 23,0%, seguite da grandi (dal 16,9% al 22,0%) e medie (17,1% al 21,5%). A livello settoriale, i servizi passano dal 14,7% di imprese con Mol negativo al 23,3%, l’industria dall’11,5% al 19,0% e le costruzioni dal 9,9% al 15,1%. Per effetto della dinamica particolarmente negativa della redditività lorda nel 2020 risulta in calo a livello complessivo il rapporto tra Mol e fatturato (dal 9% all’8%).

Il calo dei ricavi e la caduta dei margini lordi nel 2020 si sono tradotti in un aumento della quota di imprese che hanno chiuso il bilancio in perdita (dal 17,4% al 22,7%). L’incremento risulta particolarmente marcato per le grandi imprese, che passano da una quota del 16,1% al 24,2%, e per le imprese di piccola dimensione (dal 16,0% al 22,7%), mentre la tendenza è più contenuta per le medie imprese (dal 17,2% al 21,2%). La contrazione degli utili ha generato effetti negativi anche sulla redditività netta. I dati sul ROE, che sintetizza il ritorno atteso per gli investitori, mostrano a livello complessivo un calo dall’8,3% al 6,6%. La flessione dell’indice è più marcata per le medie (dal 7,6% al 5,6%) e le grandi imprese (dall’8,9% al 7,0%) e più contenuta per le piccole (dal 7,2% al 6,2%).

Forward looking: uno sguardo su 2021 e 2022 In base alle previsioni

Forward Looking, nel prossimo biennio ci sarà una crescita dei fatturati e della redditività netta delle imprese italiane, con i livelli di fine 2022 che resteranno però ancora inferiori al pre-Covid (-2,1% vs 2019 per i fatturati e 6,9% del 2022 contro 8,3% del 2019 per il ROE). Nel 2021 è prevista una crescita del 6,5% che sarà trainata dal rimbalzo delle grandi imprese (7,7%), la classe dimensionale più colpita nel 2020 (-13,4%), mentre le medie e le piccole imprese faranno crescere i ricavi rispettivamente del 4,1% e del 3,4%. Nel 2022 si conferma lo stesso trend, con le grandi che evidenziano le migliori previsioni di crescita (4,3%), seguite dalle medie (2,7%) e dalle piccole (2,3%).

Le previsioni sui margini lordi mettono in evidenza una dinamica simile a quella del fatturato, con un rimbalzo nel biennio 2021-22 che non basterà a recuperare i livelli pre-Covid. L’incidenza dei margini lordi rispetto al fatturato farà registrare un lieve aumento, con l’indice che si porta nel 2022 su livelli di poco superiori al 2019 (9,1% contro 9,0%). Nel 2021 tornerà a crescere anche la redditività netta (ROE), dopo un lieve calo nel 2021 (6,5%), attestandosi al 6,9% ancora al di sotto dei livelli pre-Covid (8,3%).

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