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Febbraio 2021

Effetto Covid: a rischio 1,8 milioni di posti di lavoro nelle imprese

Senza misure straordinarie a sostegno dell'occupazione si potrebbero perdere nel 2020/2021 quasi 1,8 milioni di posti di lavoro, con un tasso di disoccupazione che salirebbe dal 10% al 17%.

Nella Rapporto PMI 2020 sono stati quantificati gli impatti del Covid sui livelli di capitale e sulla perdita di posti di lavoro.

Tra i principali interventi per far fronte all’emergenza economica il governo italiano ha previsto l’estensione della Cassa Integrazione e un forte sostegno alla liquidità, attraverso una moratoria sui debiti e un massiccio piano di garanzie pubbliche. Al termine dei provvedimenti emergenziali, gli impatti della pandemia potrebbero manifestarsi con forza.

Il metodo utilizzato per stimare le perdite di lavoro delle imprese nel biennio 2020-21 si basa su previsioni degli andamenti del fatturato e del rischio di credito elaborate da Cerved su 230 micro settori.

Questi effetti sono valutati secondo uno scenario “base”, in cui si prevede un assorbimento dell’emergenza sanitaria entro la prima metà del 2021, e uno più severo che prevede il perdurare dell’incertezza per tutto l’anno.

La possibilità di stimare per ogni società italiana la probabilità di default e l’aggiustamento del numero di addetti necessario per mantenere una struttura sostenibile, consente di prevedere le conseguenze del Covid a livello molto granulare, fino ad arrivare a poter valutare effetti sui sistemi locali del lavoro e sulle singole province.

In base a questa analisi, i posti di lavoro persi nelle imprese ammontano a 1,3 milioni, ovvero l’8,2% degli addetti impiegati prima dell’emergenza (16 milioni). Questo si tradurrebbe in un aumento dei disoccupati da 2,6 a quasi 4 milioni, con il tasso di disoccupazione che salirebbe dal 10% del 2019 al 15% [1] a fine 2021. Se lo stesso esercizio viene ripetuto nello scenario più severo, gli organici aziendali potrebbero calare di quasi 1,9 milioni di unità (-11,7%), con un tasso di disoccupazione che crescerebbe al 17%.

Nonostante una perdita di occupati delle imprese proporzionalmente maggiore nel Mezzogiorno, proprio per la sua struttura produttiva, gli effetti stimati sui tassi di disoccupazione sono tuttavia minori, grazie al maggior peso della quota di lavoratori nella Pubblica Amministrazione.

Impatto del Covid sui tassi di disoccupazione delle province

Lavoratori persi nel settore privato a causa del Covid

Il Covid ha prodotto effetti fortemente asimmetrici sulle imprese, con conseguenze particolarmente rilevanti sui settori che hanno risentito in misura maggiore del lockdown e delle successive misure di distanziamento sociale (ristorazione, alberghi, trasporti, ecc.). I territori per cui si prevedono impatti maggiori sono quindi quelli con una specializzazione nei settori più colpiti, come il turismo.

Rimini e Prato risultano le province per cui si stima la maggiore perdita di lavoratori e il maggiore aumento del tasso di disoccupazione, a causa della forte concentrazione, rispettivamente, della filiera turistica e di quella moda, entrambe fortemente colpite dagli effetti economici della pandemia. Tra le altre province gravemente colpite, Aosta, Livorno e, in termini di perdita di occupati, Sassari, Messina e L’Aquila.

[1] Ipotizzando che l’occupazione non si modifichi nei comparti non considerati nell’analisi, come la Pubblica Amministrazione e che tutti i licenziati vengano considerati “disoccupati” e non “inattivi” secondo le categorie Istat.

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