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Ottobre 2020

Cerved, torna la sfiducia tra le famiglie: in 7 su 10 cresce il timore di non venire curate

L’aggravamento della situazione sanitaria e la prospettiva di ulteriori misure restrittive stanno generando una grave crisi di fiducia nelle famiglie italiane.

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L’aggravamento della situazione sanitaria e la prospettiva di ulteriori misure restrittive stanno generando una grave crisi di fiducia nelle famiglie italiane: il 70,6% è sempre più preoccupato di non poter ricevere cure adeguate in caso di malattia, il 61,7% di non poter mantenere il proprio reddito e i risparmi (59,8%) intesi anche come assicurazione sul futuro dei figli, valori ritenuti essenziali in questo periodo di emergenza.

Un capofamiglia su 5, all’incirca come nel lockdown, prevede di dover fare rinunce molto importanti nei prossimi mesi in ambiti primari come la salute e l’istruzione, mentre a settembre era il 14% a temerlo.

Ancora: il 45% dei nuclei familiari è più pessimista rispetto a un mese fa (quando lo era “solo” il 30,2%) sull’impatto che il Covid19 avrà sulla nostra vita, percentuale che sale a 59,2% nelle metropoli e supera il 50% tra le fasce più a rischio – imprenditori, coppie con figli piccoli e chi guadagna meno di 20.000 euro netti l’anno – mentre gli ottimisti sono crollati al 10,8% dal 34,7% di settembre.

Sono alcune delle evidenze emerse dal più recente “Termometro Italia” sulle famiglie realizzato da Innovation Team, società di ricerca del Gruppo Cerved, Rilevazioni freschissime, raccolte via telefono e via web tra il 15 e il 20 ottobre, per monitorare l’evoluzione della crisi sui 26 milioni di nuclei familiari del nostro Paese attraverso le risposte di 500 famiglie, che sono state statisticamente “espanse” in base ad area geografica, tipologia e professione della principale fonte di reddito.

Un capofamiglia su 5, all’incirca come nel lockdown, prevede di dover fare rinunce molto importanti nei prossimi mesi in ambiti primari come la salute e l’istruzione, mentre a settembre era il 14% a temerlo.

I prossimi mesi non saranno migliori: lo crede il 66,5% delle famiglie, dato in risalita per la prima volta dopo il calo costante dall’84,3% di aprile, e 1 nucleo su 5 (21%, non lontano dal 22,4% del periodo di lockdown) prevede di dover fare rinunce importanti, legate a bisogni primari come la salute, la cura dei familiari, l’istruzione, mentre solo un mese fa a pensarlo era il 14%. La maggiore preoccupazione per l’immediato futuro riguarda in particolare l’80,3% di chi ha un reddito basso, il 73,9% di chi vive nelle metropoli e il 71,2% delle coppie con figli piccoli.

Un’analisi specifica è stata dedicata ai lavoratori autonomi, la categoria che ha sofferto maggiormente durante il lockdown e che ora, dopo una ripresa lenta e faticosa nei mesi estivi, vive nuovamente l’impatto pesante o molto pesante (58,4%, contro il 40,3% di settembre) dell’emergenza sulla propria attività, ancora bloccata (9,8% dei casi) o soggetta a forti limitazioni (48,6%, ma un mese fa la percentuale era scesa al 31%). Anche chi sperava in una ripresa del business entro fine anno è nuovamente sceso al 35,6%, più o meno come a luglio (37,3%), mentre a settembre era salito a quasi il 51%. Le previsioni sul fatturato risentono ovviamente del rischio di ulteriori chiusure: il 22,7% si aspetta una riduzione fortissima di oltre il 50% a fine anno, il doppio di chi lo temeva un mese fa (11,3%). Fortunatamente quasi il 55% pensa di poter riuscire a mantenere le entrate stabili o di contenere le perdite entro il 20%.

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