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Dicembre 2020

Campanello d’allarme nella ristorazione: 9 mila aziende a rischio riciclaggio

La mix dei dati di Cerved e Hawk ha permesso di mappare le aziende che potrebbero avere maggiori problemi di liquidità ed essere facile preda di organizzazioni per il riciclaggio di denaro sporco. La ristorazione è al primo posto

La ristorazione è uno dei settori che pagherà più duramente le misure introdotte per contrastare la diffusione della pandemia. Il drammatico peggioramento delle condizioni economiche potrebbe far aumentare il rischio di infiltrazioni criminali, già ampiamente diffuso nel settore, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno.

Questo è quanto emerge dall’analisi di Cerved e Hawk che, integrando dati di bilancio e alert AML, ha realizzato una mappatura geosettoriale delle aziende a maggior rischio di riciclaggio associato a possibili crisi di liquidità causate dal Covid. In base ai dati e ai segnali di Cerved, sono circa 9 mila i ristoranti che a causa della pandemia potrebbero trovarsi in condizioni di vulnerabilità finanziaria che li renderebbero esposti a infiltrazioni criminali e al riciclaggio di denaro.

La crisi dovuta al blocco delle attività produttive ha reso la nostra economia più permeabile all’infiltrarsi della criminalità, offrendo terreno fertile per azioni speculative o illecite da parte delle aziende in difficoltà finanziarie.

Questo rischio è più consistente in settori come la ristorazione per cui si prevede una drastica riduzione dei ricavi e un forte fabbisogno di liquidità. I ricavi della ristorazione faranno infatti registrare un crollo nel 2020 (-56%) che sarà associato a forti deficit di liquidità per molte imprese operanti nel settore, con importanti riflessi sui mancati pagamenti ai fornitori rilevati al 72,6% del totale delle fatture a maggio 2020 (contro il 36% di dicembre 2019).

Le attività di ristorazione risultavano già fortemente esposte al riciclaggio di denaro alle infiltrazioni della criminalità organizzata per una serie di fattori strutturali legati al business, come l’utilizzo frequente di contante, gli alti livelli di manodopera irregolare e l’opacità della struttura proprietaria. La crisi economica innescata dalla pandemia ha accentuato la vulnerabilità del settore e ampliato i margini di infiltrazioni delle organizzazioni criminali che, grazie all’ampia disponibilità di denaro contante derivato da attività illegali, può acquisire facilmente la proprietà o il controllo di società in difficoltà finanziaria.

In base ai dati di Cerved, su una base di 33 mila ristoranti che operano come società di capitale, quelli a maggiore rischio di default passerebbero da circa 5.805 a 15.262. Per effetto del Covid è possibile quindi individuare quasi 9.457 mila società con forti tensioni finanziarie, che potrebbero essere oggetto di infiltrazioni criminali e/o di riciclaggio di fondi illeciti. Ѐ una stima prudente, che non considera le società già rischiose, quelle diventate «vulnerabili» e i ristoranti che operano in forme diverse dalle società di capitale. In termini assoluti le regioni con il maggior numero di imprese sono il Lazio (2.116) e la Lombardia (1.360), in termini di incidenza percentuale sul sistema produttivo le regioni più colpite sono Calabria (40%) e Sicilia (38%), dove maggiori sono le infiltrazioni della criminalità organizzata.

La combinazione dei dati e delle conoscenze di Hawk e di Cerved ha permesso di mappare a livello geosettoriale i ristoranti a maggior rischio di riciclaggio sulla base di una serie di alert AML come, ad esempio, le variazioni anomale nella struttura societaria, la verifica del titolare effettivo, le registrazioni AUI, S.AR.A. e ADE e la segnalazione di operazioni sospette.

Un’analisi di questi alert indica che Campania e Calabria sono le regioni in cui questi segnali sono più frequenti nella ristorazione. In generale emerge un maggiore rischio di riciclaggio nelle regioni del Mezzogiorno in cui è più alta la presenza della criminalità organizzata.

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